Biografia

Giovanni Stella

Autoritratto (acrilico su tavola cm 26x36)
è nato a Monterosso Almo (RG) il 22 luglio 1935.

Ha compiuto gli studi classici in Sicilia, tra Ragusa e Vittoria. All'Università di Catania ha conseguito la laurea in giurisprudenza. A Roma ha seguito il corso libero di nudo all'Accademia di Belle Arti di Via Ripetta e il corso completo di incisione all'Accademia San Giacomo, conseguendone il diploma.
Dal 1963 vive e lavora ad Anagni, dove ha svolto attività politica e culturale, ricoprendo i ruoli istituzionali di consigliere comunale e, dal 1990 al 1997, assessore alla cultura, con al suo attivo l'organizzazione di importanti manifestazioni artistiche di arti figurative, la realizzazione del Centro Servizi Culturali, la Casa della Cultura e dei Giovani e il Festival del Teatro Medievale e Rinascimentale, di cui è stato Direttore Artistico dal 2001 al 2008. All'attività di pittore affianca quella di critico d'arte.


1991

C'è nella produzione artistica di Giovanni Stella una netta linea temporale di demarcazione, che è l'anno 1991, in cui un evento luttuoso devastante segna irrimediabilmente la sua vita: la scomparsa del figlio David, ventenne.

Da quel momento pensieri e opere avranno collocazione e connotazione diverse, con riferimento a prima e dopo quella folgore.

Un PRIMA contrassegnato da una poetica pittorica fortemente dinamica e vitalistica, pur in presenza di una visione conflittuale della vita e del destino dell'uomo. Così le pitture che vanno dagli anni '70 agli anni '90 sono caratterizzate da un vigoroso impulso di rivolta contro i tentacoli multiformi degli agglomerati urbani, generati da una incontrollata pulsione di morte, che aggredisce la vita in modi accattivanti e ottundenti. Qui trionfano forme geometriche che sottraggono spazio all'uomo e, nello stesso tempo, affastellate in forme dinamiche cristalline, mosse da venti di rivolta, scompigliano gli esiti del sonno della ragione. O forme che evolvono in planimetrie a sostegno di una progettualità tesa a ingabbiare la vita e che l'illuminata geometria squarcia con rivoluzionaria deflagrazione. O forme di una insidiosa, condizionante comunicazione-manifesto, divenuta paesaggio, che l'artificio della manipolazione artistica volge in sembianze di natura innaturale: montagne di carta recanti stravolti messaggi pubblicitari o ideologici, da scalare per piantarvi la bandiera del libero pensiero. Queste visioni di passione civile e libertaria, dispiegate nel segno della chiarezza e della plasticità, proprie della prevalente tradizione della pittura italiana, hanno trovato il loro compimento in una gamma di colori intrisi di luce mediterranea pervasiva e totalizzante.

Un DOPO contrassegnato da un cambiamento radicale, quasi un'inversione ad U. La visione della vita e del destino dell'uomo assume i toni della tragedia greca. La pena del vivere in alcuni esiti è gridata. La tensione è costantemente alta. Il vento della rivolta tace. Gli spazi di luce si riducono, in alcune opere scompaiono del tutto. Sprofondi abissali incombono su figure umane piccole, inermi e perdenti. Inesplorati buchi neri s'aprono alle spalle di ignari abitatori. Falesie frastagliate e ferite, a volte antropomorfe, sono rappresentate come fondali o quinte, disposti a definire uno spazio scenico dove si consuma, in paurosa solitudine, il destino di abbandonate, fragili creature. La visione ha assunto prevalentemente i toni scuri della notte. La luce mediterranea "dantan" è riservata, in lucida parentesi augurale, solo ai destinatari di tutta la sua produzione artistica: David, Viviana e Stefania.

 "Le retour en avant".

Renè Char

 "È nell'intervallo dell'ozio che si vede invece di intravedere, che si cerca invece di copiare, che si contempla invece di agitarsi, che si riconosce ciò che la polvere dell'impazienza, gli abbagli della fretta e il peso dello sforzo precipitoso nascondevano alla vista".

Marc Fumaroli